19 gennaio 2011

Questa e la pagina di oggi castelli datata 8 agosto 2009 indirizzata all'assessore di lazzaro siamo al 2011 da allora nessuna risposta in merito perchè?
Non ha avuto tempo ?
Non vuole rispondere ?
Oppure c'è altro ?
Oppure non sa rispondere !

Lo sapevate che .....!Malattia professionale: la responsabilità del datore di lavoro è di natura contrattuale

In presenza di una malattia professionale l'imprenditore è tenuto a provare di aver adottato, nel rispetto dell’art. 2087 c.c., "tutte le misure che, seconda la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro". E' quanto affermato dalla Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n. 306 del 10 gennaio 2011 accogliendo il ricorso di un lavoratore che aveva visto accertare, dalla Corte d’Appello, la natura professionale della propria malattia ma non la domanda di condanna del datore di lavoro al risarcimento del danno morale. Alla base della decisione dei giudici di merito veniva posta l'omissione da parte del lavoratore di allegazione della documentazione relativa alla violazione delle misure di prevenzione idonee ad evitare il danno da parte del datore di lavoro e il fatto che l'articolo 2087 c.c. non prevede una responsabilità oggettiva e non può risolversi in un obbligo assoluto di rispettare ogni cautela possibile. I Giudici di legittimità ritengono la sentenza della Corte d'Appello non rispettosa del dettato normativo e la cassano con rinvio ad altra Corte d'Appello per una nuova valutazione di merito, alla luce del criterio di ripartizione dell'onere della prova in forza del quale "incombe sul lavoratore che lamenti di aver subito, a causa dell’attività lavorativa svolta, un danno alla salute, l'onere di provare l’esistenza di tale danno, come pure la nocività dell’ambiente di lavoro, nonché il nesso tra l'uno e l'altro elemento, mentre grava sul datore di lavoro l'onere di provare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno, ovvero di aver adottato tutte le cautele necessarie per impedire il verificarsi del danno medesimo".
Succede anche questo a velletri , lasciare biglietti sui parabrezza delle auto o come in questo caso di un furgone per esprimere tutta la propia insoddisfazione al propietario , che credo e spero si guardi bene dal perpetrare di nuovo tale azione , visto che anche l'autore del messaggio a le sue buone ragioni .

Furti d’identità, come difendersi

Un'osservatorio permanente sul furto d'identità, un fenomeno in notevole crescita negli ultimi anni, sia in Europa che negli Usa. E' la proposta dell'Adiconsum, l'associazione dei consumatori che, mediante un sondaggio, ha scattato una prima fotografia in grado di mettere a fuoco le dimensioni di questo tipo di reato nel nostro Paese, fornendo informazioni sui comportamenti dei consumatori e sul loro livello di conoscenza del problema.
Ma che cos'è il furto di identità e come possiamo difenderci? Ecco alcune informazioni utili.

Che cos'è Si ha un furto di identità ogni qualvolta un’informazione individuale, relativa ad una persona fisica o a un’azienda, è ottenuta in modo fraudolento da un criminale con l’intento di assumerne l’identità per compiere atti illeciti. Tali comportamenti sono da annoverare giuridicamente sotto il nome di “frode”. La frode di identità comprende reati quali l’apertura di conti correnti bancari, la richiesta di una nuova carta di credito o l’utilizzo dei dettagli personali della vittima nell’acquisto di beni, servizi o altri vantaggi finanziari.

Come avviene Il furto di identità può avvenire attraverso diverse modalità. In particolar modo, le informazioni personali delle vittime possono essere recuperate attraverso:
Bin raiding o trashing: attraverso estratti conto, bollette, vecchi contratti assicurativi, lettere personali, involucri di giornali spediti a casa, informazioni fiscali ecc. che sono state buttate nel cestino della spazzatura.
Inoltro della posta: successivamente ad un trasferimento di residenza, quando non si comunica la variazione dell’indirizzo alle Poste Italiane.
Skimming: nella clonazione di una carta di credito durante l’uso, attraverso un’apparecchiatura elettronica in un esercizio commerciale; può essere sufficiente per reperire i dati necessari ad utilizzare una carta senza rubare interamente l’identità della vittima.
Furto della borsa o del portafoglio: generalmente i portafogli e le borse contengono bancomat, carte di credito e documenti di identità come la patente di guida e le tessere di iscrizione a determinate associazioni.
Contatti indesiderati: attraverso chiamate telefoniche alla vittima, durante le quali i malviventi si spacciano per dipendenti della banca o dell’azienda con cui il soggetto intrattiene rapporti commerciali.
Telefonino: mediante la ricezione di messaggi (sms, email) che comunicano ad esempio la vincita di un telefonino di ultima generazione seguendo un link che porta ad un'azione di phishing finalizzata ad acquisire i dati personali.
Noi stessi: possiamo fornire incautamente delle informazioni che ci riguardano ad esempio conversando con un estraneo, dettando al telefono gli estremi della carta di credito per un acquisto effettuato telefonicamente ecc.
Siti internet: a tutti coloro che navigano in internet viene regolarmente richiesto di fornire informazioni personali per poter accedere a determinati siti e per poter acquistare beni. In molti casi queste informazioni viaggiano sulla rete in chiaro e non in modalità protetta.
Salvando le password sul pc: le password e le username utilizzate per accedere ai conti correnti online o ad altri siti che contengono informazioni personali possono essere memorizzate sul pc. In questi casi, chiunque abbia accesso al computer può entrare senza difficoltà nei siti protetti utilizzando le password salvate.
Phishing: questo termine identifica il furto via posta elettronica. Il malvivente invia un’e-mail dichiarando di essere un incaricato di una banca o di una compagnia di carte di credito o di appartenere ad altre organizzazioni con cui si possono avere rapporti inducendo a fornire informazioni personali con le più svariate motivazioni (per riscuotere premi in denaro, beni tecnologici, ripristinare password scadute, etc.). Generalmente l’e-mail chiede di utilizzare un link per accedere ai dettagli del conto della vittima presso il sito della compagnia, adducendo motivazioni di sicurezza, link che in realtà conduce in un sito web solo all’apparenza originale.
Blog, social network ecc.: un crescente numero di utenti sta fornendo un’elevata quantità di dati personali nei propri blog, siti chat, nei profili dei social network ecc.

Il furto di identità in Italia Nel 2006, nel nostro Paese, sono stati stimati oltre 17mila tentativi di frode creditizia, per un ammontare complessivo pari a circa 80 milioni di euro. Nel 93% dei casi le vittime non sono riuscite a denunciare l'autore della frode ma hanno sporto denuncia contro ignoti e l'importo medio dei casi denunciati è stato di 5.301 euro. La vittima ci mette in media 206 giorni per scoprire la frode creditizia mediante furto della privacy.
L'indagine di Adiconsum, realizzata con il sostegno di Fellowes Leonardi, ha esaminato un campione di 1325 persone fra i 18 e i 60 anni di entrambi i sessi e residenti su tutto il territorio nazionale. Circa un consumatore su quattro ha avuto esperienza diretta o indiretta (tramite familiari e conoscenti) del furto d’identità, soprattutto a causa di sottrazione o smarrimento di documenti e clonazione di carte di credito. Sembra essere abbastanza contenuto il numero di soggetti (15%) caduti nella trappola del phishing, anche se risulta sempre più in crescita la tecnica del reperimento fra i rifiuti di documenti personali, bancari o d'altro tipo (bollette, modelli fiscali ecc.) da cui estrarre dati anagrafici, numeri di carte di credito, firme e quant'altro consente di copiare il profilo della vittima. Il 55% degli intervistati, infatti, getta documenti contenenti dati sensibili senza distruggerli. A questo proposito, anche una rilevazione fatta l'anno scorso da Experian in collaborazione con l'amministrazione comunale di Schio (Vicenza) ha dimostrato come gli italiani gettino incautamente in pattumiera una gran quantità di documenti personali, bancari e commerciali che facilitano il compito dei ladri di identità. Nel 43% dei sacchi per la raccolta differenziata della carta presi in esame, infatti, erano stati trovati documenti riservati e con firme cestinati dai cittadini.
Le categorie maggiormente colpite sono i commercianti e i liberi professionisti. Questi ultimi, in particolare, sono più frequentemente vittime di clonazione di carte di credito, per il frequente uso che fanno di alcune tipologie di pagamento elettronico. I lavoratori dipendenti e gli studenti, invece, risultano maggiormente colpiti dal phishing. Il fenomeno del trashing, infine, è più diffuso al Sud rispetto al resto d'Italia. In generale i residenti del Centro Sud sono i più colpiti dal fenomeno del furto di identità;  il 49% degli intervistati lascia memorizzate le proprie password sul pc;  il 40% ancora non usa le carte prepagate per i propri acquisti online.
Nel nostro Paese, infine, il furto d'identità rimane una scoperta del consumatore, che si accorge di essere stato derubato attraverso la lettura degli estratti conto. Molto pochi i cittadini che hanno ricevuto segnalazioni dalla propria banca o società finanziaria.

Lo sapevate che .....! Mobbing Cassazione, in Italia manca una specifica figura incriminatrice per contrastare tale pratica persecutoria

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 685 del 13 gennaio 2011, ha affermato che "le pratiche persecutorie realizzate ai danni del lavoratore dipendente e finalizzate alla sua emarginazione (c.d. mobbing) possono integrare il delitto di maltrattamenti in famiglia esclusivamente nel caso in cui il rapporto tra il datore di lavoro e il dipendente […] assuma natura para-familiare, in quanto caratterizzato da relazioni intense e abituali, da consuetudini di vita tra i detti soggetti, dalla soggezione di una parte nei confronti dell'altra, dalla fiducia riposta dal soggetto più debole del rapporto in quello che ricopre la posizione di supremazia". Il principio di diritto enunciato dalla Suprema Corte pone l'accento sulla mancanza nel nostro codice penale - nonostante una delibera del Consiglio d'Europa del 2000 che vincolava tutti gli Stati membri a dotarsi di una normativa corrispondente - di una specifica figura incriminatrice per contrastare il mobbing. I Giudici di legittimità, rigettando il ricorso di un'operaia, precisano però come in caso di mobbing è certamente percorribile la strada del procedimento civile, costituendo il mobbing titolo per il risarcimento del danno eventualmente patito dal lavoratore in conseguenza di condotte e atteggiamenti persecutori del datore di lavoro o del preposto. "Il legittimo esercizio del potere imprenditoriale, infatti, deve trovare un limite invalicabile nell'inviolabilità di tali diritti e nella imprescindibile esigenza di impedire comunque l'insorgenza o l'aggravamento di situazioni patologiche pregiudizievoli per la salute del lavoratore, assicurando allo stesso serenità e rispetto nella dinamica del rapporto lavorativo, anche di fronte a situazioni che impongano l'eventuale esercizio nei suoi confronti del potere direttivo o addirittura di quello disciplinare."

SPQV Senatus Populosque Veliternum: Lo sapevate che .....!

SPQV Senatus Populosque Veliternum: Lo sapevate che .....!: "Questo e il titolo che e più congeniale per informare e restare informati su tutto quello che ci può essere utile dalle informazioni di cara..."

Lo sapevate che .....!

Questo e il titolo che e più congeniale per informare e restare informati su tutto quello che ci può essere utile dalle informazioni di carattere legale ( multe relative hai parcheggi , oppure alle sentenze della cassazione in materia penale e civile ) e di carattere sociale cioè di interesse pubblico come ......questo primo titolo si chiama facebook il pericolo corre in rete
Facebook è stato fondato il 4 febbraio 2004 da Mark Zuckerberg, all'epoca studente diciannovenne presso l'università di Harvard. Il nome del sito si riferisce agli annuari (che si chiamano, appunto, "Facebook") con le foto di ogni singolo membro che alcuni college pubblicano all'inizio dell'anno accademico e distribuiscono ai nuovi studenti ed al personale della facoltà come mezzo per conoscere le persone del campus.
Lo scopo iniziale di Facebook era di far mantenere i contatti tra studenti di università e licei di tutto il mondo, ma col tempo si è ampliato e oggi è diventato una rete sociale che abbraccia trasversalmente tutti gli utenti di Internet.
Secondo i dati forniti dal sito stesso, 2010 il numero degli utenti attivi ha raggiunto e superato i 500 milioni in tutto il mondo. Secondo i dati forniti da Facebook e raccolti nell'Osservatorio Facebook, gli utenti italiani nel mese di ottobre 2010 sono 17,3 milioni.
Il sito nel 2009 è divenuto profittevole segnando il primo bilancio in attivo. A inizio 2010 l'azienda è stata valutata a 14 miliardi di dollari.

Come funziona?

Chiunque abbia più di 13 anni può iscriversi sul sito www.facebook.com. Gli utenti possono fare parte di una o più "reti", ad esempio quella della scuola superiore, del luogo di lavoro o la regione geografica. Una volta effettuato l'accesso e creato un proprio profilo, che può contenere foto e liste di interessi personali, si possono cercare attraverso il nome o l'indirizzo mail i propri amici e conoscenti iscritti a Facebook
Come per gli altri social network, i rischi di Facebook sono in gran parte collegati alla diffusione di informazioni personali.


Alcune cose che è bene sapere

  • Facebook acquisisce contrattualmente tutti i diritti, compresi quelli di sfruttamento commerciale e cessione a terzi, dei contenuti pubblicati, comprese le fotografie e i video. Può essere un danno per le immagini di carattere professionale, o che potrebbero diventare tali.
  • Oltre alle informazioni immesse dall'utente (nome, indirizzo email, numero di telefono e così via) ad ogni accesso viene registrato l'indirizzo IP e le informazioni relative al browser.
  • Il nome, i nomi delle reti di cui si fa parte e l'indirizzo e-mail saranno utilizzati per comunicazioni di servizi offerti da Facebook e possono essere messe a disposizione di motori di ricerca di terzi. Inoltre, secondo la normativa, Facebook ha il diritto di trasmettere a terzi le informazioni presenti nel profilo di un utente.
  • L'uso di Facebook da parte di compagnie o per scopi lavorativi/commerciali non è consentito ("personal use only")
  • Facebook è soggetto al fenomeno di creazione di falsi profili di personaggi famosi, è bene non lasciarsi ingannare

Cosa puoi fare per "limitare i danni" sulla diffusione dei tuoi dati?

  • Agisci opportunamente sulle impostazioni del profilo per limitare la diffusione dei dati personali: nel menù Impostazioni è disponibile la voce Impostazioni sulla privacy. Attenzione! Non esiste un controllo granulare di chi-può-vedere-cosa e l'opzione "nessuno" non è contemplata tra le scelte possibili su chi possa accedere alle informazioni: quasi sempre la scelta possibile è solo tra "amici" e "amici di amici".
  • Ti sconsigliamo di pubblicare dati "sensibili", come numero di telefono e indirizzo di casa.
  • Ricordati che per il codice della protezione dei dati personali italiano, l'utente ha comunque il diritto di chiedere informazioni in merito ai dati personali posseduti da terzi, al loro trattamento, di vietarne la pubblicazione, e di rendere definitiva la propria cancellazione dal sito.
Nella pagina "rischi e consigli" trovi altri suggerimenti per navigare al meglio sui social network.

Alcuni episodi legati alla pubblicazione di dati su Facebook

Quelli che seguono sono soltanto alcuni degli episodi, realmente successi, legati a Facebook. Possono far sorridere, ma devono servire da esempio per prestare molta attenzione quando si pubblica qualcosa sui social network.
  • Richiamato dal datore di lavoro
    Kyle Doyle, dipendente di un call center in Australia, dopo una giornata di assenza dall'ufficio, ha ricevuto una mail dal proprio datore di lavoro, nella quale si chiedeva un certificato medico, avendo fondati motivi per ritenere fasulla la motivazione medica dell'assenza. Alla sfida di Doyle, il datore ha risposto inviando in allegato una schermata della pagina di Facebook d el dipendente, nella quale l'utente segnalava agli amici che si era preso una sbronza galattica e si sarebbe dato malato.
  • Truffata per 4000 dollari
    Una signora statunitense ha ricevuto via facebook un messaggio da un'amica che le chiedeva dei soldi per poter tornare a casa dall'estero dopo aver subito un furto. In realtà il profilo Facebook dell'amica era stato violato da un criminale che lo usava per truffare.
  • Uccisa dal marito dopo essersi definita "single"
    Nel febbraio del 2009 un uomo ha ucciso la moglie con una mannaia da cucina perché la donna aveva dichiarato su Facebook di essere single. L'uomo si è poi dichiarato colpevole del delitto, affermando di essersi sentito umiliato, perché lei aveva cambiato il suo status sul sito di social networking appena quattro giorni dopo la separazione.
  • E non solo ci sono documenti importanti secretati che proverebbero che facebook e in stretta collaborazione con la national security agency nsa i super servizi segreti americani 
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Oltre le notizie

Da quì, da questo blog nasce un nuovo modo di fare notizia e tenere informati i veliterni e tenere sotto controllo il territorio di velletri , affrontando , le relative problematiche trovando la soluzione più logica possibile per il bene della comunità e combattere l'ignoranza che ci attanaglia