27 giugno 2011

GOOD MORNING VELLETRI


Molte voci poca chiarezza
la dinasty delle cliniche tra politica e giornali
1 parte
L’arcangelo Gabriele posato due anni fa sul cupolone del San Raffaele dovrà guarire un malato del tutto particolare: ìl bilancio dell’ospedale.
Sono scritte lì le cifre delle manie di grandezza di don Luigi Verzè e del San Raffaele.
Angelucci,  don verzè  Fini e D'Alema: le famiglie azienda
Antonio Angelucci
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.



On. Antonio Angelucci Luogo nascita Sante Marie dell'Aquila
Data nascita 16 settembre 1944 Titolo di studio licenza media
Professione imprenditore; politico Partito Il Popolo della Libertà Legislatura XVI Legislatura Gruppo Il Popolo della Libertà Circoscrizione Lombardia 2.
Antonio Angelucci (Sante Marie dell'Aquila, 16 settembre 1944) è un imprenditore e politico italiano.

È l'effettivo azionista di controllo di Tosinvest, holding che prende il nome dalle prime due lettere (TO - SI) dei nomi del fondatore Antonio, più noto come Tonino, e della sua prima moglie Silvana Paolini.

Tosinvest controlla la società Tosinvest Sanità, che gestisce case di cura riabilitative in tutta Italia e i quotidiani Il Riformista e Libero. Presentatosi alle elezioni politiche 2008 nella Circoscrizione Lombardia 2, nelle liste del Popolo della Libertà, è stato eletto deputato.

Ha quattro figli, uno dei quali, Giampaolo, è il più attivo nella gestione aziendale, anche se dal 2006 è stato indagato per una vicenda di corruzione riguardante l'ex governatore della Puglia, Raffaele Fitto; a fine 2007 è stato chiesto il rinvio a giudizio.

Tosinvest nel 2007 è stata anche al centro di uno scandalo su presunte tangenti versate ad un agente segreto.

Nell'estate 2008, la famiglia Angelucci è stata coinvolta dai media nella Sanitopoli d'Abruzzo, vicenda di mescolanza tra affari e politica che ha portato all'arresto e alle conseguenti dimissioni del governatore regionale Ottaviano Del Turco, accusato di intascare tangenti da alcuni imprenditori della sanità attivi in Abruzzo.

La carriera di imprenditore

Nato in un piccolo paese abruzzese, si trasferì a Roma dopo l'adolescenza e lavorò dapprima come commesso di una farmacia, in seguito come portantino presso l'ospedale romano San Camillo, dove Angelucci si dimostrò molto attivo come sindacalista. Apprese le necessarie informazioni sul mondo sanitario, il giovane Antonio, per gli amici Tonino, utilizzò le amicizie contratte sul lavoro per entrare in società con altri imprenditori e politici in una vecchia casa di cura per lungodegenti di Velletri, della quale in breve - nel 1984 - riuscì a conquistarne con prontezza e spregiudicatezza la maggioranza del capitale.

Una volta divenuto a pieno titolo imprenditore, Angelucci non si fermò più e, con metodi non sempre apprezzati dai concorrenti, riuscì ad acquisire i pacchetti di maggioranza di altre strutture di lungodegenza, che - con felice intuizione e con buone entrature negli ambienti della Regione Lazio - trasformò nelle ben più redditizie cliniche per riabilitazione.

Negli anni '90, poi, coltivando un ottimo rapporto con il banchiere Cesare Geronzi e con la Banca di Roma, divenuta in seguito Capitalia, riuscì ad ottenere ingenti prestiti per poter acquistare importanti partecipazioni (ad esempio, la maggioranza del capitale del quotidiano l'Unità) e rilevanti immobili (ad esempio, il palazzo di via delle Botteghe Oscure di Roma, detto il Bottegone, che fu per circa quaranta anni la sede della direzione del Partito Comunista Italiano, un palazzo simbolo della Roma che contava).

Nel biennio 2000 - 2001 suscitò notevole scandalo la vicenda dell'Ospedale romano, sulla via Laurentina, appartenente all'Istituto San Raffaele di Milano, che - dopo un lungo contenzioso - fu venduto dall'istituto diretto da Don Verzè alla famiglia Angelucci per un importo di molto inferiore a quanto pochi mesi dopo fu pagato dalla Regione Lazio per ricomprarlo dagli Angelucci. Su questa vicenda vi furono inchieste giudiziarie e interrogazioni parlamentari, per ora ancora ferme alla Procura della Repubblica di Roma. Sulla vicenda Don Verzè scrisse un libro.

Dalla fine del 2008, la famiglia Angelucci, attraverso la società veicolo lussemburghese TH S.A., fa parte, con il 7.1%, del capitale azionario di Alitalia - Compagnia Aerea Italiana.
Ed ecco angelucci junior (ai domiciliari per truffa all'ASL):


Ecco il suo profilo del 2006
Angelucci, chi era costui
Giampaolo Angelucci, 34 anni, romano, figlio di un re della sanità privata, è editore di Libero e socio de Il Riformista (il che la dice lunga sul fogliaccio arancione fondato dall'impomatato Polito) è finito agli arresti domiciliari nella vicenda Fitto. Roberto Rossi racconta la sua storia su l'Unità di oggi.

da l'Unità del 21 giugno 2006

Angelucci, la dinasty delle cliniche tra politica e giornali
di Roberto Rossi

Lo chiamano il re delle cliniche private, anche se la sua Tosinvest Sanità, per giro d’affari, è la numero due in Italia dietro al gruppo Rotelli. Ha anche il vizio dell’editoria che coltiva di pari passo a quello delle amicizie politiche. Con un carattere distintivo in entrambi i casi: la trasversalità. E Giampaolo Angelucci, 34 anni, romano, diplomato in scienze umanistiche alla Augustinian Academy di New York, da ieri agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta pugliese che ha coinvolto anche l’ex governatore Raffaele Fitto, della trasversalità ne ha fatto una bandiera.
Il suo impero, diviso con altri due fratelli, nasce circa venti anni fa quando il padre Tonino fonda la società Tosinvest che lancia nel business della sanità privata. In due decenni la Tosinvest diviene un gruppo con una capacità ricettiva di quasi 4mila posti letto, oltre mille medici specialistici, circa tremila dipendenti, una trentina di strutture sanitarie dislocate in tutta Italia (con una particolare propensione per Lazio, Abruzzo e Puglia) e con un fatturato che s’aggira attorno al miliardo di euro. La più famosa di queste cliniche è il San Raffaele di Roma. Fu acquistato da Angelucci nel 1999 dalla Fondazione Monte Tabor di Don Verzè. L’imprenditore riuscì a soffiarla al ministero della Sanità guidato da Rosy Bindi spendendo circa 270 miliardi delle vecchie lire. Qualche tempo dopo fu rivenduto allo Stato per circa 320 miliardi. Una plusvalenza secca di 50 miliardi di lire e qualche polemica politica poi rientrata.
( chiassa come mai eh?!)
In effetti la politica non è mai stata un problema per Angelucci, uno che pure vive d’appalti. Nel Lazio, per esempio, sono cambiate tre giunte nel giro di dieci anni senza che il gruppo ne risentisse. In Puglia lo stesso. Con il precedente governatore, Raffaele Fitto, è stata vinta una gara per una partner ship con la regione nel campo della riabilitazione che la giunta di sinistra presieduta da Niki Vendola ha poi perfezionato.( qui ci tornneremo con la sig. marcegaglia )
Forse perché Angelucci, anche grande amico della giornalista Rai Anna La Rosa, nel mare magnum della politica non ha mai navigato a vista. Le sue amicizie, vere o presunte, spaziano da Massimo D’Alema a Gianfranco Fini (il fratello Massimo era consigliere nella Tosinvest), da Forza Italia ai Ds. Nel 2003, per esempio, Angelucci per 42,6 milioni di euro acquistò a saldo e stralcio il 50,1% di Beta immobiliare. Beta immobiliare era la società creata proprio dai Ds per convogliare i debiti accumulati dal Partito Democratico di Sinistra (al 30 settembre 2003) con le banche (Carisbo, Banca Intesa, Capitalia, Mps) e garantiti dall’ipoteca su 261 immobili. L’acquisto di Angelucci del debito di Beta immobiliare (scontato del 50%) permise ai Ds di estinguere il loro con gli istituti di credito.
E la stessa trasversalità Angelucci, che poco tempo fa si è lanciato anche nella finanza acquisendo il 2% di Capitalia, l’ha avuta anche con l’editoria, «la mia grande passione», come ebbe a rivelare qualche tempo fa al periodico Prima Comunicazione. Una passione nata proprio con il quotidiano L’Unità. Nel 1999, prima dell’acquisto del San Raffaele, grazie all’interessamento di Alfio Marchini, Angelucci comprò una fetta della società L’Unità editrice multimediale spa poi finita in liquidazione. Una schema ripetuto, con il centrodestra al governo e con maggiore fortuna, quando Angelucci acquistò la proprietà della testata di Libero quotidiano fondato da Vittorio Feltri.
Oggi, dopo aver tentato di acquisire il Corriere dell’Umbria, sta valutando la possibilità di salire nella compagine azionaria de Il Riformista di cui ha una quota nella società di minoranza Nova Editior che con Reti spa controlla il giornale guidato da Paolo Franchi.