25 marzo 2011


Cassazione: se piscina non appone cartello per segnalare divieto di tuffi, è responsabile in caso di eventuali danni

Con la sentenza n. 5086 del  2 marzo 2011. che vede  protagonista una minore che aveva riportato danni gravi poichè si era tuffata  in piscina dove l'acqua era troppo bassa per i tuffi. Però nessun cartello era installato nella piscina antistante,che  vietava i tuffi. Su ricorso proposto dai genitori della minore  avverso la sentenza della Corte d'Appello , la Cassazione ha invece stabilito che "l'apposizione di mezzi idonei alla segnalazione della profondità della piscina e di un cartello per vietare i tuffi,  dove la profondità non li consente in sicurezza, risponde alle comuni regole di prudenza, specificate nei confronti del gestore della piscina, volte ad vietare il superamento dei limiti del rischio inserito anche nell'ambito sportivo . Un forte  rilievo può avere, quindi, la mancata elencazione di tali obblighi in norme primarie o secondarie". La Corte ha poi aggiunto che "alla luce del consolidato criterio della cosiddetta causalità adeguata, (sulla base della quale, all'interno della serie causale, occorre dar rilievo solo a quegli eventi che non appaiono - ad una valutazione ex ante - del tutto inverosimili), non può negarsi che non è inverosimile l'ipotesi che, in presenza di idonei segnali di pericolo, il comportamento e, tanto più quello di un'adolescente, avrebbe potuto essere più accorto sino ad arrivare ad escludere il compimento del comportamento vietato". 

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